Ultima Generazione. I Radical SICK dell’Ambiente.

Anche in Italia sono arrivati gli attivisti ambientali che imbrattano edifici pubblici, opere ai musei e organizzano blocchi stradali sulle tangenziali e raccordi anulari per sensibilizzare l’opinione pubblica alle gravi problematiche di degrado ambientale.

Il tema è serio. Il nostro pianeta è in pericolo a causa del modello di vita imposto dal consumismo sfrenato che genera sempre più rifiuti e inquinamento. Per ripristinare il corretto equilibrio tra uomo e natura basterebbe rivedere il nostro stile di vita, consumare meno e meglio. Purtroppo questa logica conclusione rappresenta una “non-soluzione” al problema in quanto il disastro ambientale che sta affiorando, destinato a diventare un serio problema per i nostri figli, va ben al di là del consumismo.

I cambiamenti climatici, lo smaltimento dei rifiuti, la biodiversità minacciata, la qualità dell’aria e dell’acqua, il buco dell’ozono, la conservazione del paesaggio, l’inquinamento luminoso e sonoro, il dissesto idrologico, il consumo del suolo, la crisi idrica, sono tutte problematiche generate dal modello economico attuale che si può riassumere come una forma degenerata del capitalismo.

Come in tutte le problematiche complesse anche per quella ambientale non è sufficiente individuare le cause esclusivamente nella degenerazione capitalistica e nel consumismo sfrenato. Il sistema capitalistico di per sé tende all’accumulazione del capitale e alla massimizzazione dei profitti tramite lo sfruttamento umano e della natura.

Partendo da questa caratteristica del DNA di questo sistema economico (ampiamente analizzata 156 anni fa da Karl Marx) e analizzando con dovuta attenzione, affiorano altre cause che ruotano sulla corruzione pubblica, sulle organizzazioni criminali e mafiose, sulla speculazione edilizia, sui rapporti tra Nord e Sud del mondo, sul diritto dei Paesi in Via di Sviluppo ad accedere alla industrializzazione e ai nostri livelli di consumismo (diritto destinato ad aumentare l’inquinamento e i cambiamenti climatici), sulla promozione della “Rivoluzione Verde” di Bill Gates che propone l’uso intensivo di OGM, dannosi sia per la salute che per l’agricoltura e la sicurezza alimentare.

Non dimentichiamoci anche il boom demografico mondiale in continuo aumento. Nel 2022 siamo arrivati a 8 miliardi di persone. E le previsioni future parlano di 9,7 miliardi nel 2050 e 10,4 miliardi nel 2080, prima di stabilizzarsi a 10,9 miliardi di persone nel 2100. Decisamente siamo in troppi su questo pianeta e questo sovrappopolamento comporta una aumento dell’inquinamento, distruzione forestale, sfruttamento delle risorse naturali ormai insostenibile.

Il costante aumento della popolazione non ci sta spingendo a promuovere il controllo delle nascite e alcune sinistre figure di oscuri magnati della New Economy auspicano come soluzione epidemie o guerre capaci di ridurre drasticamente la popolazione mondiale. Al World Economic Forum in Davos alcune di queste sinistre figure hanno auspicato adirittura di ritornare ai livelli demografici di 3 secoli fa.

Fino ad ora i meeting mondiali per tutelare l’ambiente e combattere il buco dell’ozono e i cambiamenti climatici sembrano più dei show mediatici che delle occasioni per individuare reali soluzioni. L’ultima conferenza globale sul clima (la COP27) tenutasi a Sharm el-Shiekh in Egitto, ha prodotto gli stessi risultati deludenti della conferenza dello scorso anno a Glasgow.

Il mondo si sta attualmente dirigendo verso un riscaldamento globale di 2,8 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali prima della fine del secolo, secondo l’ultimo rapporto sul divario delle emissioni pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente a fine ottobre 2022. Occorrono azioni globali immediate già ampiamente individuate ma che stentano di essere applicate. In ogni conferenza globale sul clima i paesi rivedono i loro obiettivi climatici in quanto non rispettati e, paradossalmente, si aggiungono alle buone intenzioni altri obiettivi che risultano ambiziosi come le zero emissioni nette, rafforzando il sospetto che si tratti di un triste esercizio di propaganda. Dovendo mediare tra i vari interessi nazionali di ogni paese, gli obiettivi fissati da queste conferenze non vengono rispettati.

Se l’Europa è all’avanguardia con la protezione ambientale e la lotta contro i cambiamenti climatici, gli Stati Uniti restano tra i Paesi più inquinanti al mondo a cui si affiancano le potenze mondiali emergenti (Brasile, India, Cina, Russia) che stanno triplicando la loro industrializzazione e i loro consumi per poter competere con l’Occidente. Se ciò non bastasse vi sono centinaia di paesi (dall’Africa all’Asia) che reclamano il loro sviluppo economico che porterà a emissioni più elevate.

All’interno di questa complicata e complessa problematica si inserisce la nuova generazione di attivisti ambientali che in Italia si raggruppano nella campagna di disobbedienza civile nonviolenta “Ultima Generazione” che ha intenti ambiziosi: lottare contro il collasso climatico ed ecologico, fermare il più grosso “genocidio” della storia dell’umanità.

Questo movimento nasce ideologicamente povero nella individuazione delle cause e delle soluzioni. Si rivendica l’interruzione immediata della riapertura delle centrali a carbone dismesse e le nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale auspicando un incremento di energia solare ed eolica che, secondo questi attivisti, creerebbe migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile aiutando gli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili.

Rivendicazioni condivisibili ma deboli in quanto non analizzano le cause della riapertura delle centrali a carbone o dei nuovi giacimenti di gas naturale, strettamente collegate alle sanzioni economiche dell’Unione Europea contro la Russia a causa dell’aggressione militare all’Ucraina. Se vogliamo impedire la riapertura delle centrali a carbone in Italia e in Europa dobbiamo lottare per la soluzione politica e pacifica del conflitto ucraino al fine di ripristinare l’importazione del gas russo.

Anche porre troppe speranze sull’energia solare e eolica crea falsi miti. Queste due fonti di energia rinnovabile possono essere utilizzate come complemento all’energia fossile ma non sono in grado di sostituirla. Per smettere di usare l’energia fossile vi è una unica soluzione: aumentare le ricerche per il nucleare sicuro. Soluzione, ahimè, osteggiata dagli ambientalisti che la considerano una vera e propria bestemmia blasfema.

Il movimento Ultima Generazione non prende in considerazione altre problematiche altrettanto serie che contribuiscono ad aumentare il collasso climatico e ambientale. Non accennano al traffico illegale di rifiuti domestici, pericolosi e tossici dal Nord al Sud del mondo; al mercato internazionale della quote di emissione di CO2 che i Paesi europei e gli Stati Uniti comprano ai paesi del Terzo Mondo per poter artificialmente rispettare gli impegni presi senza diminuire considerevolmente la loro percentuale di inquinamento.

Non accennano all’aumento dell’inquinamento marittimo causato dalle navi che trasportano gas e petrolio da lontanissimi paesi africani e asiatici o dagli Stati Uniti per compensare la diminuzione dell’importazione degli idrocarburi dalla Russia. Paradossalmente lo sfruttamento di nuovi giacimenti di gas naturale in Italia contribuirebbe alla diminuzione dell’inquinamento creato dal trasporto commerciale marittimo, anche se la soluzione finale rimane quella di ripristinare le importazioni di gas russo, più vicino, meno costoso e meno inquinante in quanto utilizza gasdotti.

Alla debolezza ideologica che rende non attraenti analisi, cause e soluzioni del collasso climatico ed ambientale si associano le forme di protesta ideate da questi giovani ambientalisti. Con una forte dose di presunzione hanno decretato che le manifestazioni, marce, petizioni, campagne di sensibilizzazione fatte negli ultimi 30 anni non hanno prodotto risultati sufficienti, quindi, questi “geni” hanno inventato nuove forme di sensibilizzazione radicali basate sulla disobbedienza civile nonviolenta per fare pressioni alla istituzioni, considerandole l’unica via per portare un cambiamento rivoluzionario e veloce.

Basandosi sull’esercizio teorico di ipotizzare (senza alcun supporto scientifico) scenari catastrofici che si dovrebbero verificare tra pochissimi anni, che spingono questi giovani a considerarsi come l’Ultima Generazione, si propone azioni forti: imbrattamento di opere d’arte ed edifici pubblici o storici, blocchi stradali, occupazioni illegali che devono essere attuati da una ristretta minoranza per sensibilizzare le “masse”. Una minoranza “rivoluzionaria” pronta all’eroico sacrificio per salvare il Pianeta e consapevole delle conseguenze legali delle proprie azioni. Una minoranza che aspira all’eroismo e al martirio.

L’attivismo ambientale degli ultimi 30 anni, che questi giovani attivisti ambientali considerano inefficace e fallimentare, ha portato nella realtà ad un radicale cambiamento della mentalità delle popolazioni europee che ha costretto i governi ad adottare misure di protezione ambientale e riduzione dell’inquinamento che contribuiscono a migliorare la nostra vita e a salvaguardare il pianeta. Negli ultimi 25 anni, dal 1998 a oggi, l’attenzione degli italiani sulle problematiche ambientali e sulla necessità di trovare soluzioni adeguate è aumentata arrivando a coinvolgere il 52,5% della popolazione.

Se si valutano nello specifico i due problemi più sentiti: effetto serra e cambiamenti climatici oltre il 60% della popolazione italiana supporta attivamente tutte le misure e le leggi capaci di ridurre l’inquinamento anche se queste soluzioni comportano delle “seccature” come, per esempio, la gestione domestica dei rifiuti differenziati che di certo è più “noiosa” e “scomoda” che gettare qualsiasi rifiuto nel sacco della spazzatura per poi depositarlo nel cassonetto in strada.

Quelle vecchie e inefficaci proteste sono riuscite a tradurre la sensibilità ambientale in comportamenti più sostenibili. Nel 2021 il 67,6% della popolazione italiana pone quotidianamente attenzione a non sprecare energia ed acqua, a non adottare comportamenti di guida rumorosa per diminuire l’inquinamento acustico, mentre il 24,4% si impegna ad acquistare prodotti a chilometro zero.

Un altro cambiamento importante è stato la crescente sensibilità alla tutela ambientale da parte delle imprese, che hanno intravvisto nel “Green” una fonte di guadagno. Questo cambiamento non è marginale. Nella mente degli imprenditori è maturata la consapevolezza che la tutela ambientale può generare guadagno. Si è fatto leva sulla loro natura di generare profitti per rafforzare le misure contro il degrado climatico e ambientale.

Tutte questi cambiamenti di sensibilità, consapevolezza e misure pratiche a favore della tutela ambientale sono stati possibili solo grazie ai movimenti di protesta ambientale considerati dalla nuova generazione di “rivoluzionari” Green, inefficaci.

Questi giovani attivisti, politicamente impreparati e con un debole background storico, sono vittime del classico estremismo di sinistra già analizzato 100 anni fa da Vladimir Il’ič Ul’janov Lenin nel suo trattato: “L’estremismo la malattia infantile del Comunismo”.

Raffigurandosi come una “ristretta” minoranza “illuminata” e assumendosi il compito di “sensibilizzare le masse” esternano (forse senza nemmeno comprendere) il classico disprezzo borghese per il popolo, considerato non come soggetto attivo e partecipativo dello sviluppo di una Nazione, ma come una massa informe e inconsapevole da “educare”, da mostrare la “via giusta”, da “guidare” per costruire un mondo migliore.

Un concetto che ritroviamo anche le partito amorfo del PD che ottiene il risultato opposto da quello sperato : l’allontanamento delle masse e il rigetto degli ideali proposti. Dagli albori della storia della Sinistra Ottocentesca la figura dei “leader rivoluzionari” che “educano” le masse è sempre stata, giustamente, rifiutata dalle masse, in quanto esse sentono di venir private della loro dignità tramite la sottovalutazione della loro intelligenza, cultura, capacità di pensiero critico e sensibilità.

Se poi si abbinano provocatorie forme di proteste al concetto borghese del disprezzo popolare si crea una miscela esplosiva che genera una barriera sociale, spingento le masse non solo ad ignorare la battaglia politica che questi giovani attivisti ambientali portano avanti ma a ostacolarla, tramite una situazione di conflittualità.

Imbrattare il patrimonio artistico italiano, siano edifici, dipinti, statue o monumenti, crea una immediata reazione di disgusto e un coro di disapprovazione, non importa se la vernice usata sia lavabile o meno. Il senso di protezione del patrimonio artistico italiano non è certamente un concetto borghese o “fascista” ma un sentimento d’identità nazionale e di salvaguardia del nostro patrimonio culturale che ci identifica e ci unisce.

Le opere d’arte non sono di destra o di sinistra ma semplicemente esteriorizzazione del genio umano protratto verso il bello e l’armonia anche nelle opere di rottura come quelle dei futuristi italiani come Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini o degli impressionisti italiani come Vicenzo Cabianca, Silvestro Lega, Giovanni Fattori. Imbrattare un’opera d’arte o un monumento è, giustamente, considerato uno scempio, un’offesa alla nostra sensibilità e al nostro retaggio storico, artistico, culturale.

Ma la forma di protesta che più istiga sentimenti di contrarietà e rischia di creare aperta conflittualità sono i blocchi stradali, ovviamente non autorizzati. I giovani attivisti ambientali la considerano una forma di protesta estrema e molto efficace. Pensano che con il blocco stradale otterranno l’attenzione dei media, finiranno sui TG e sui giornali. I loro video diventeranno “virali” sulle piattaforme sociali e, grazie alla grancassa di risonanza dei media, il messaggio di “salvare il Pianeta” raggiungerà un elevato numero di persone, riuscendo a risvegliare la coscienza assopita delle “masse informi da educare e guidare”. Nel mondo reale i blocchi stradali creano i risultati opposti.

Il 7 dicembre del 1968 Mario Capanna e i ragazzi del Movimento studentesco accolsero i borghesi della Prima della Scala con un fitto lancio di uova marce che fece scempio di pellicce, smoking e abiti da sera. Una forma di protesta radicale senza precedenti che finì sulle copertine dei giornali di tutto il mondo.

Quei giovani (anch’essi rivoluzionari) non ce l’avevano con la Scala, con le Opere liriche di Giusseppe Verdi, Gioacchino Rossini, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, ma con il «bel mondo » della Prima, con quella casta ante litteram fatta di vecchia borghesia milanese, i nuovi ricchi del miracolo italiano (i cumenda con la fabbrichetta) e la classe politica democristiana. Le uova erano lo strumento per colpire, imbrattandoli, i simboli della ricchezza, per ribaltare il meccanismo dell’ostentazione: da motivo di vanto a motivo di vergogna.

A distanza di 55 anni le «vittime » delle nuove forme radicali di protesta dei moderni rivoluzionari dell’Ultima Generazione sono i lavoratori, i tassisti, le casalinghe che si recano a far spesa al centro commerciale, il personale medico che trasporta i malati nelle ambulanze, le famigliole che portano i loro figli a fare una misera e proletaria gita.

La vittima non è la Borghesia ma il Proletariato, reo di usare la macchina e di recarsi nei «nuovi tempi del consumismo » : i supermercati, senza capire che non sono comportamenti dettati da scelte ma da necessità visto che i trasporti pubblici sono stati sacrificati per far vendere più auto e le botteghe sotto casa portate al fallimento per favorire le grandi catene di distribuzione.

Uno degli ultimi filmati pubblicati sui social mostra tutto l’orrore di questa insensata e autolesionista forma di protesta radicale inscenata sulla Salernitana.

Un attivista durante l’improvvisato blocco stradale sale sulla auto di un tassista, cioè di un lavoratore che per portare a casa il pane quotidiano è costretto a macinare centinaia di chilometri al giorno chiuso in una scatola di metallo mobile.

Gli attivisti orgogliosamente ostacolano il passaggio di una colonna mobile regionale della protezione civile che doveva intervenire ad una urgenza o che rientrava da un intervento. Le vittime da educare erano i proletari rei di essere troppo «distratti » dal caro bollette, dallo stress del lavoro, dai mutui da pagare, per comprendere l’importanza e la priorità di salvare il Pianeta.

Questi giovani «novelli Ghandi » non comprendono che il tassista perderà clienti e il lavoratore rischierà di vedersi detratta un’ora sulla busta paga a causa del ritardo al lavoro. Non comprendono che dietro a queste vittime ci sono delle famiglie che verranno danneggiate economicamente, punite senza aver commesso colpe. Questi giovani non comprendono che il loro blocco stradale potrebbe uccidere una persona che, trasportata in ambulanza, sta lottando contro il tempo, tra la vita e la morte, nella speranza di essere salvato in Ospedale.

Questi blocchi stradali vengono percepiti dalla popolazione per quello che sono realmente: una vera e propria violenza che crea odio verso gli attivisti e, purtroppo, verso le tematiche ambientali oggetto della loro sensibilizzazione rivolta alle masse.

Queste forme di proteste, invasive, irrispettose dei diritti della povera gente, e dannose creano rabbia, rancore e stress che possono portare ad atti inconsueti e irreparabili, generando drammi evitabili. Creano anche ottime opportunità all’attuale governo per promuovere politiche repressive che serviranno soprattutto per controllare futuri scontri di classe e lotte dei lavoratori.

Infine vorrei soffermarmi sulla composizione sociale di questi « eroi » dell’Ultima Generazione. Credete che siano giovani proletari che non sono riusciti a continuare negli studi e che si guadagnano da vivere con umili lavori sottopagati da 600 euro mensili ? Nient’affatto.

Questi salvatori del Pianeta appartengono alle classi agiate, a quella borghesia che nel 1968 i veri rivoluzionari tiravano le uova marce. Sono le nuove generazioni di Radical SICK, ideologicamente MALATI, che nutrono disprezzo verso il popolino reo di non comprendere il loro «alti e prioritari ideali ». Sono i figli di Papa del 2023 che protestano ledendo i diritti della gente in tutta tranquillità consapevoli che gli avvocati dei loro paparini sono ben pagati per mitigare o annullare le conseguenze penali delle loro azioni.

Il loro statuto sociale li protegge anche dalle forze dell’ordine che vanno caute contro di loro per paura che gli avvocati dei loro padri rovinino le carriere se nell’esercizio del rispetto della legge, uno di questi radical SICK dovesse subire anche la più minima violenza fisica. Lo stesso riguardo non è riservato per chi «figlio di papà » non è. Due mesi fa sempre sulla Salernitana un gruppo di lavoratori voleva fare una manifestazione in una corsia sola senza fermare il traffico. Furono arrestati all’autogrill prima ancora di compiere la loro protesta.

Anche il target delle loro proteste è sbagliato. Per ironia della sorte i dati dimostrano che i giovani dai 16 ai 25 anni sono i meno sensibili e i meno ecocompatibili della popolazione italiana soprattutto provenienti dalla piccola borghesia, proletariato e sottoproletariato. E’ a questa fascia di popolazione che i « salvatori del Pianeta » dovrebbero indirizzare le loro azioni di sensibilizzazione, per conquistarli alla giusta causa ambientale.

Che fine farà la protesta della «Ultima Generazione » ?

Come tutti i fenomeni di protesta borghese Radical SICK anche questo tra un anno o due scomparirà. Come ben consapevoli siamo noi giornalisti il mondo dell’informazione, modellato attualmente sulle regole consumistiche dell’usa e getta, ricorre costantemente e ossessivamente la novità per aumentare l’audience. In questo momento pubblicare notizie sulle bravate dei rivoluzionari dell’Ultima Generazione è economicamente vantaggioso. Si vende di più e si ottengono maggior visualizzazioni online.

Purtroppo, come tutte le notizie di tendenza, anche questa finirà per non attirare più l’attenzione del lettore trasformato in consumatore di notizie. La regola impone di mettere la notizia nell’archivio dell’oblio quando essa non genera un numero sufficiente di consumatori da giustificare contratti pubblicitari.

Prima o poi i genitori di questi rivoluzionari li indirizzeranno verso il mondo del lavoro e verso le responsabilità che la loro classe sociale esige, offrendo ottimi impieghi e ottimi stipendi. Abbandonati gli ardori giovanili (frutto di orgoglio e di ricordi immortalati nei video pubblicati sui social) gli attuali rivoluzionari diventeranno responsabili agenti di quel meccanismo di potere vero responsabile dei collasso climatico e ambientale oggetto delle loro attuali contestazioni.

I leader più svegli, intelligenti e con meno volontà di lavorare, intraprenderanno la carriera politica come hanno fatto in precedenza i «rivoluzionari » delle Sardine. Nel PD c’è sempre posto per i Radical SICK. Sono amati in quanto sono un ottimo strumento di distrazione per questo pseudo partito di sinistra in quanto queste figure eroiche permettono al PD di non affrontare i veri problemi del popolo italiano, che esso stesso è stato uno degli artifici e responsabili tramite le sue politiche a favore dei cosiddetti «poteri forti ».

Mentre gli attuali attivisti dei blocchi stradali per salvare il Pianeta si troveranno tra qualche anno a dirigere aziende, ad occupare posti di responsabilità nel «sistema capitalistico » e, i più fortunati, in Parlamento a 15.000 euro al mese, i loro coetanei proletari rimarranno tali.

Condannati a lottare per il tozzo di pane quotidiano, vittime del consumismo che accederanno attraverso mutui e continui debiti. Questi giovani proletari avranno poco tempo e voglia per pensare e lottare a favore della salvaguardia del Pianeta e delle future generazioni.

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Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa
Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa

Written by Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa

The duty of a journalist is to write down the truths which the powerful keep secret. Everything else is propaganda. Italian Jounalist Economic Migrate in Africa

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