Tutte le menzogne di Draghi pronunciate a Boston.

Nel palese tentativo di boicottare le missioni di pace del Vaticano e della delegazione di Capi di Stato africano (che metterebbero fine al massacro e renderebbero l’Europa più sicura) interviene l’ex Premier Mario Draghi con un discorso pronunciato al Massachusetts Institute of Technology di Boston dove ha studiato, dopo aver ricevuto il Miriam Pozen Prize che riconosce l’eccellenza nella ricerca o nella pratica della politica finanziaria. Il discorso pronunciato, chiarisce che Mario Draghi è un pezzo da novanta della élite europea assoggettata al volere degli Stati Uniti. Un uomo che conta, capace di influenzare il destino di milioni di europei pur non avendo cariche istituzionali. I famosi poteri occulti che la dicono lunga sullo stato della Democrazia in Europa.
Nel ampio e articolato intervento, Draghi condanna indirettamente ogni tentativo di risoluzione diplomatica del conflitto, dichiarando «Kiev deve vincere la guerra o per l’Ue sarà un colpo fatale». Facendosi scudo con i valori esistenziali dell’Unione Europea (pace, libertà, rispetto della sovranità democratica e dei diritti umani) Draghi indica ai governi europei la missione storica di assicurare la vittoria all’Ucraina. Una vittoria capace di creare un cambiamento di politica interna a Mosca per riuscire ad addomesticare alla volontà occidentale la Russia.
In primo luogo la UE deve essere disposta a rafforzare le proprie capacità industriali belliche per aumentare l’aiuto militare all’Ucraina per tutto il tempo necessario per vincere la guerra. Draghi supporta l’entrata dell’Ucraina nella NATO per bloccare un requisito fondamentale di ogni accordi di pace: la neutralità di questo Paese. L’entrata nella NATO è una diretta minaccia che la Russia non può permettersi di affrontare. I continui appelli favorevoli da parte dell’Occidente potrebbero spingere Putin ad andare oltre gli obiettivi della operazione speciale di polizia (protezione della minoranza russa nel Donbass) per puntare sulla totale distruzione dell’Ucraina con una intensificazione dello sforzo bellico, attualmente valutato al 3% del PIL nazionale e al 5% delle capacità belliche dell’esercito russo.
Dopo la vittoria sulla Russia, Draghi avverte che l’Unione Europea deve rafforzare anche le proprie capacità di difesa aumentando la produzione bellica. Per far digerire questa necessità, Draghi dipinge Cina e Russia come terribili nemici, con l’obiettivo di annientare sul nascere ogni possibilità di dialogo e di dividere il mondo in due, ritornando alle logiche della Guerra Fredda. Esaltando la globalizzazione degli anni Novanta (dove si è assistito al trionfo del liberalismo selvaggio ai danni dei diritti delle popolazioni e della democrazia), Draghi afferma che la Cina ha dimostrato di non essere un partner affidabile e conciliante non avendo adottato coerentemente l’economia di mercato, nonostante l’inclusione nell’Organizzazione Mondiale del Commercio; mentre la Russia, con l’invasione dell’Ucraina, dimostra di essere un Paese pericoloso pronto a guerre di espansione.
Per sostenere lo sforzo bellico pro Kiev e il riarmo dell’Europa, Draghi avvisa che occorreranno investimenti sostanziali che non possono essere finanziati solo attraverso aumenti delle pressione fiscale. Di fatto propone di trovare i fondi necessari tramite tagli sostanziali alle infrastrutture, all’educazione, stato sociale e sanità, e tramite un lungo periodo di tassi di interesse più elevati rispetto al passato decennio.
Vale la pena di soffermarci sulla proposta di aumento dei tassi di interesse, che l’astuto Draghi pone al centro delle misure necessarie per poter vincere la guerra contro la Russia, occultando però i devastanti effetti sull’economia e sulla popolazione. L’aumento dei tassi di interesse può avere diverse conseguenze nefaste sull’economia e sulla popolazione. I prestiti alle imprese per investire in nuovi progetti, per espandersi e per migliorare la ricerca tecnologica, diventano più onerosi. Di conseguenza le imprese sono meno propense ad accedere a finanziamenti, rallentando la crescita economica, compromettendo la competitività dei prodotti sul mercato internazionale per mancanza di innovazione tecnologica e limitando l’occupazione, sopratutto quella giovanile.
Tassi di interesse più alti possono influire sulla capacità dei consumatori di prendere in prestito denaro per acquistare beni come case o automobili. Se i prestiti diventano più costosi, le persone ridurranno la spesa per acquisti, il che avrà un impatto negativo su settori come l’edilizia, industrie alimentare e turistica e l’industria automobilistica. Le famiglie e le imprese che hanno prestiti in corso con tassi variabili saranno costretti a pagare rate di interessi più alte, mettendo i bilanci familiari e aziendali sotto pressione e riducendo la disponibilità di denaro per altre spese e investimenti.
L’aumento dei tassi di interesse auspicato da Draghi ha l’obiettivo per le banche centrali di dotarsi di uno strumento per controllare l’inflazione, che (a detta di Draghi) la guerra in Ucraina ha contribuito al suo aumento e molto probabilmente innescherà cambiamenti duraturi che preannunceranno un aumento dell’inflazione in futuro. Draghi ammette che l’Alta Finanza ha sottovalutato l’inflazione “che si sta dimostrando più resiliente di quanto inizialmente ipotizzato dalle banche centrali”. Per poterla domare occorrono tassi di interesse più alti per ridurre la spesa e portare ad una riduzione dell’inflazione, rallentando in modo significativo l’economia, riducendo l’occupazione e lo Stato Sociale. In poche parole dichiarando guerra alle proprie popolazioni e studiando come contenere le eventuali rivolte popolari di cui la Francia ci offre un chiaro esempio.
Draghi volutamente non spiega l’origine dell’attuale inflazione, che è una sola: l’aumento delle spese militari e il sostegno alla guerra in Ucraina. I manuali classici dell’economia capitalistica ci insegnano che l’inflazione è direttamente influenzata e peggiorata dall’aumento delle spese militari e dallo sforzo bellico di una guerra. Durante una guerra, le spese militari aumentano significativamente. Ciò comporta un aumento della domanda aggregata nell’economia, poiché il governo acquista armi, attrezzature e servizi militari. L’aumento della domanda può portare a un aumento dei prezzi dei beni e dei servizi, contribuendo all’inflazione.
Lo sforzo bellico richiede risorse come manodopera, materiali e infrastrutture. L’aumento della richiesta di queste risorse può portare a una loro scarsità sul mercato. Se l’offerta non riesce a soddisfare la domanda, i prezzi possono salire, alimentando l’inflazione. Per finanziare le spese militari, i governi possono optare per la stampa di nuova moneta o l’indebitamento. Queste politiche monetarie espansive possono aumentare la quantità di moneta in circolazione, causando un aumento dei prezzi e dell’inflazione.
Durante una guerra, molte risorse produttive vengono deviate verso l’industria bellica, riducendo la disponibilità di beni e servizi per altri settori dell’economia. Ciò può creare squilibri e pressioni inflazionistiche, poiché l’offerta di beni non militari diminuisce rispetto alla domanda. È importante notare che l’impatto sull’inflazione dipende dalla la durata e l’intensità del conflitto, la capacità del governo di finanziare le spese militari e le politiche economiche adottate.
Di tutto questo Draghi ne è consapevole, in qualità di ottimo esperto di finanza, ma per favorire il complesso industriale occidentale (a cui è strettamente legato) la sua intenzione è di imporre sacrifici alle popolazioni europee per una guerra che non ci riguarda. Quando Draghi avverte che ci si deve preparare a un lungo periodo in cui “l’economia globale si comporterà in modo molto diverso del recente passato” vuole preannunciare economie di austerità ai danni della popolazione, dell’occupazione e del benessere a tutto vantaggio esclusivo dell’industria bellica.
Per giustificare l’orientamento dell’economia di guerra Draghi si abbandona ad una incredibile serie di mistificazioni sul modello UE dipinto il migliore modello societario grazie ai suoi valori esistenziali: la sua rete di welfare, protezione dei più vulnerabili, la pace, la libertà e il rispetto della sovranità democratica e dei diritti umani.
Valori che attualmente non sono più “esistenziali” per l’Unione Europea. Succube della politica estera americana (fin dalla sua nascita concepita come difesa degli interessi nazionali tramite politiche imperialiste e continue guerre) l’élite europea ha tradito i suoi valori diventando una lunga mano dell’espansionismo statunitense che storicamente si dimostra aggressivo e un vero e proprio rischio per la pace mondiale.
In Europa si sta assistendo al rafforzamento dei partiti di estrema destra che a volte riescono a raggiungere il potere come in Italia e Polonia. Si sono sdoganati i mostri del passato: fascismo e nazismo, sostenendo un regime apertamente nazista (quello di Kiev). Utilizzando i gruppi neofascisti italiani e neonazisti europei come mercenari in Ucraina l’Unione Europea sta rafforzando il peso politico di queste bande di criminali che ora stanno cercando di attuare la scalata al potere all’interno delle istituzioni come hanno fatto i neonazisti ucraini dal 2014 al 2020, pensando di essere facilitati nei Paesi dove l’estrema destra istituzionalizzata, ma dal volto ingannevolmente pulito, è già al potere.
Lo Stato Sociale e il miglioramento delle condizioni di vita non sono più una priorità per i governi europei da almeno dieci anni. Nella maggioranza dei Paesi assistiamo ad un deterioramento dello Stato Sociale sempre più affidato ad associazioni caritatevoli in quanto elemento di “disturbo” per le politiche neoliberaliste tendenti al concentramento della ricchezza. La sanità in molti Paesi è seriamente minacciata e in altri (vedi l’Italia) si sta sgretolando a tutto profitto della sanità privata. L’educazione è stata assoggettata ai modelli americani che hanno come unico obiettivo quello di offrire ai giovani una educazione strettamente professionale, cancellando ogni traccia di cultura generale, senso critico e consapevolezza dell’alto significato di essere “cittadini” e non insignificanti ma utili mezzi di produzione / consumo.
Le libertà democratiche sono sempre più minacciate e la guerra in Ucraina ha accelerato il processo di deriva autoritaria. La libertà di espressione e di informazione sono seriamente minacciate. Chiunque si ponga contrario al Pensiero Unico della Guerra viene violentemente attaccato, isolato, ostacolato, deriso e considerato un “traditore” ai servizio del nemico: la Russia. Il processo di digitalizzazione della società, promosso dall’Alta Finanza che ha in ostaggio l’Europa (di cui Mario Draghi è tra i leader più autorevoli e importanti) mira al controllo dei cittadini e ad istaturare modelli autoritari che ledono profondamente l’essenza della Democrazia e le Costituzioni per accentrare il potere alla èlite finanziaria, trasformando i partiti (sempre più uguali e privi di etica ed ideologia) in semplici esecutori di decisioni prese da una sempre più ristretta cerchia di “umoni che contano” che detengono il reale potere dietro al loro simulacro di democrazia.
La difesa dei diritti umani da parte dell’Unione Europea è diventata a livello internazionale una barzelletta se non una bestemmia. L’Unione Europea ha adottato le logiche americane, condizionando la difesa dei diritti umani alla convenienze geo-strategiche e alla vendita di armi. Queste logiche comportano la difesa interessata dei diritti umani verso Nazioni considerate “ostili” o “concorrenti economici importanti” e la rinuncia di questa difesa verso Nazioni ree di gravi violazioni ma considerate “alleate”.
Occultare i numerosi crimini di guerra del regime neonazista ucraino addossando le colpe dei massacri (della popolazione russa del Donbass) alla Russia, è l’esempio più palese ma non unico. La giusta condanna per l’aggressione russa all’Ucraina non si applica all’alleato del Medi Oriente, Israele, che si permette di bombardare la Siria senza aver dichiarato guerra e che sta portando a termine in Palestina la sua politica di landgrapping e colonizzazione a mano armata dei territori palestinesi.
Governi democratici europei, come l’Italia, non si sono fatti scrupoli nel sostenere signori della guerra come il Vicepresidente e Generale Hemedti, che ha usufruito di soldi, addestramento militare delle sue truppe e armi in cambio della lotta ai flussi migratori verso l’Europa. Un supporto che gli ha permesso di aumentare gli effettivi del suo corpo speciale “Forze di Rapido Intervento” da 30.000 a 100.000 iper addestrati e iper armati al fine di scatenare una guerra civile in Sudan per conquistare il potere.
La sistematica violazione dei diritti umani da parte dell’Unione Europea si manifesta nel silenzioso massacro di proporzioni storiche degli immigranti africani, mediorientali e asiatici, costretti a scappare dalle guerra provocate dall’Occidente, ma impediti di mettersi al riparo nella nostra cara Europa trasformata da culla di civiltà ad una incivile fortezza che deve tenere lontano i “barbari”.
Per tenerli lontani siamo diventati responsabili diretti delle migliaia di morti nel Mediterraneo, nel deserto del Sahara: rotte Niger — Libia e Sudan — Libia, finanziamo i lager libici dove sono detenuti, violentati, torturati gli immigrati. Provochiamo vere e proprie “caccia al negro” in Tunisia alimentate da accordi e supporto finanziario per diminuire i flussi migratori assicurando l’impunità per gli orrendi crimini commessi dal governo tunisino contro gli africani. Armiamo e finanziamo la marina militare del governo di Tripoli che non si fa scrupoli di affondare le navi dei migranti, uccidendoli, pur di mantenere l’impegno di impedire ai “barbari” di arrivare a Lampedusa e continuare a incassare i nostri soldi per tale servizio. Ironia della sorte i governi libico, tunisino, sudanese da decenni sono allo stesso tempo nostri partner contro l’immigrazione illegale e promotori del lucroso traffico di esseri umani.
Queste politiche dettate dagli Stati Uniti hanno di fatto distrutto l’alto significato della protezione dei diritti umani. La maggioranza dei Paesi non occidentali vede in questa difesa un’ennesima arma occidentale per interferire nella politica interna per soggiogare i governi alla propria volontà egemone. Un qualsiasi Paese che accetta di mettersi in una condizione di vassallaggio verso l’Occidente usufruisce della totale immunità per la violazione dei diritti umani abbinata ad un’opera di serio contrasto e boicottaggio dei media che si ostinano a denunciare queste violazioni, vedi il cado dell’Egitto, primo cliente africano di armi italiane.
Draghi, nel suo discorso, ci ha proposto una mistificazione dei valori europei (calpestati dai nostri governi) orientandoli a scopi politici tesi a creare un muro invalicabile di confronto tra il Bene (l’Occidente) e il Male: i barbari africani, sudamericani, arabi, asiatici, la Cina, la Russia e qualunque Paese che non accetta la supremazia Occidentale e Bianca.
Associata a questa mistificazione Draghi rivela il suo stato di sudditanza interessata e proficua agli Stati Uniti, affermando che questo Paese imperialista che ha provocato guerre e massacri di civili ovunque; preparato la guerra in Ucraina dal 2012; con disuguaglianze sociali inimmaginabili al suo interno; violenza diffusa e lotte razziali; povertà ignobile; violazione dei più elementari diritti dei lavoratori e distruzione ambientale senza precedenti storici, incarna i valori democratici occidentali e che non vi sia alcuna alternativa agli Stati Uniti.
Draghi, per rafforzare il suo appoggio alla guerra, alla distruzione, all’aumento dei morti tra i soldati e i civili, mettendo in serio pericolo non solo le popolazioni ucraina e russa ma tutti i popoli europei, afferma che la guerra ucraina rappresenta uno spartiacque dove l’Unione Europea deve dismostrare la sua lealtà agli Stati Uniti e difendere i suoi valori fondanti minacciati da Russia e Cina. Alleanza/sudditanza e difesa necessarie per evitare profondi cambiamenti geopolitici in Europa.
In ultima analisi l’intervento di Draghi al Massachusetts Institute of Technology di Boston è stato una chiara testimonianza della necessità dell’attuale élite europea (nociva, antidemocratica, tollerante verso il neofascismo e neonazismo e promotrice di sfruttamento e guerre) di sopravvivere e continuare la sua politica contro i popoli europei, consapevole dello tsunami politico che una vittoria russa in Ucraina potrebbe creare.
Uno tsunami che potrebbe spazzare via il ripugnante e nefasto modello neo-liberale del capitalismo assieme a questa classe dirigente autoreferenziale, autoritaria e associata ai poteri forti del Capitale, Finanza e Industria Bellica. L’unica via di sopravvivenza e di tutela degli interessi di questo 1% di privilegiati europei (di cui Draghi fa parte a pieno titolo), è la sudditanza agli Stati Uniti anche se questa ci potrebbe portare ad una guerra europea e alla distruzione delle nostre società.