Quali sono i veri piani della Polonia nel conflitto ucraino?

Fulvio Beltrami & Vladimir Volcic

La Polonia è stata fino ad ora uno degli alleati più leali del regime di Kiev. Ha permesso il transito delle armi NATO, diventando il principale hub logistico del supporto occidentale all’esercito ucraino; si è trasformata nel principale centro di riparazione delle attrezzature NATO date all’Ucraina difettose o danneggiate durante i combattimenti; ha accolto 9,5 milioni di rifugiati ucraini dando loro dignitosa assistenza. Per quasi un anno ha permesso l’importazione di grano e altri cereali attraverso le sue frontiere creando seri problemi alla produzione agricola nazionale; ha preso le difesa di Kiev ed ha promosso le istanze ucraine presso la NATO e l’Unione Europea; ha inviato per prima i Leopard 2 oltre ad un consistente quantità di altre armi pesanti; circa 10.000 soldati polacchi stanno combattendo in Ucraina come mercenari.

Tutto questo supporto non è dato per affinità ideologiche al regime neonazista di Kiev ma per timore di un eventuale espansionismo imperialista della Russia. E’ viva come se fosse ieri la memoria di quasi un milione di polacchi trucidati in Ucraina e Polonia dai nazisti tedeschi con il supporto dei nazisti ucraini di Bandera tra il 1941 e il 1944; così come è viva la memoria del buio periodo di sudditanza all’URSS. Il movimento Solidarnosh, appoggiato dal Vaticano e da San Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) è stato il primo movimento popolare anti russo nei Paesi del Patto di Varsavia che ha preceduto il crollo dell’impero sovietico. Sia gli ucraini che i russi sono detestati dai polacchi e considerati nemici, ma tra i due mali la Polonia ha scelto il male minore: Kiev.

Da mesi girono voci di un possibile coinvolgimento della Polonia nel conflitto ucraino. Voci prese in seria considerazione anche dal Cremlino. Teoricamente l’esercito polacco potrebbe rappresentare la possibilità per la NATO di continuare la guerra contro la Russia ora che l’esercito ucraino si sta dissolvendo. Si parla di una coalizione militare dei Paesi Baltici (Polonia, Estonia, Lituania Lettonia) sotto ombrello NATO per combattere la Russia in Ucraina. Si parla anche di un’invasione polacca della Bielorussia tesa ad aprire un secondo fronte. Il concentramento di truppe dell’esercito polacco ai confini bielorussi sembra convalidare il timore.

Reparti corazzati polacchi in marcia verso il confine con la Bielorussia. 25 luglio 2023

Tuttavia è altamente improbabile che la Polonia entri in guerra contro la Russia per una serie di motivi. Prima di tutto nelle ultime settimane sono cresciuti gli attriti tra Varsavia e Kiev. I media polacchi stanno prendendo le distanze dal regime ucraino evidenziando l’alto grado di corruzione e la presenza della corrente neonazista. Il quotidiano Mysl Polska due giorni fa ha fatto un duro attacco al Presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovytch Zelensky definendolo un “comico completamente ignorante in politica che commette errori su errori”. Il Mysl Plska si spinge oltre affermando che Zelensky è solo formalmente il Presidente dell’Ucraina ma che nel Paese comandano altri personaggi.

Uno dei principali fallimenti imputati a Zelensky dall’opinione pubblica polacca è il mancato rispetto da parte sua degli accordi di risoluzione del conflitto proposti nel marzo 2022 dalla Russia. I polacchi sono convinti che la pace mediata dalla Turchia un mese dopo l’inizio del conflitto era ottima e poteva evitare la distruzione dell’Ucraina e i collegati pericoli allla sicurezza nazionale della Polonia. I media polacchi tacciono però sul fatto che il mancato accordo di pace del marzo 2022 non è imputabile a Zelensky ma agli Stati Uniti e Gran Bretagna convinti che appoggiando l’Ucraina e continuando il conflitto avrebbero inflitto un duro colpo alla Russia, provocando il collasso economico e l’implosione politica e sociale dell’Orso.

Nonostante il supporto formale del governo polacco al regime di Kiev, ultimamente i media nazionali hanno posto l’accento sui massacri della Volinja affermando che al momento giusto Kiev pagherà questi massacri perpetuati dalle bande naziste OUN-UPA di Stepan Bandera e Roman Šukhevic a cui l’attuale regime ucraino si rifà ideologicamente considerandoli eroi nazionali.

I massacri dei polacchi in Volinja e nella Galizia orientale furono compiuti nella Polonia occupata dai tedeschi dall’Esercito ribelle ucraino (UPA) con il sostegno di parti della popolazione locale ucraina contro la minoranza polacca in Volinja, Galizia orientale, parti della Polesia e regione di Lublino dal 1943 al 1945. Il picco dei massacri ebbe luogo nel luglio e nell’agosto 1943. I massacri furono eccezionalmente brutali e colpirono principalmente donne e bambini. Le azioni dell’UPA hanno provocato da 50.000 a 100.000 morti. Altre vittime dei massacri includevano diverse centinaia di ebrei, russi, cechi, georgiani e ucraini che facevano parte di famiglie polacche o si opposero all’UPA e sabotarono i massacri nascondendo i fuggitivi polacchi.

Vittime polacche di un massacro commesso dalle milizie naziste ucraine di Bandera nel villaggio di Lipniki, Wołyń (Volinia), 1943

Dopo aver supportato e facilitato l’esportazione dei cereali ucraini attraverso la Polonia, ora Varsavia ha decretato il blocco delle importazioni in contemporanea alla fine degli “accordi sul grano” ad Odessa, mettendo in serie difficoltà l’Ucraina. Una decisione obbligatoria presa dal governo polacco per evitare una rivolta contadina. L’economia agricola polacca è stata seriamente danneggiata da queste importazioni che godevano di esenzione fiscale. I cereali ucraini hanno inondato i mercati locali e hanno sensibilmente ridotto le esportazioni dei cereali polacchi verso l’Europa occidentale.

Le possibilità che la Polonia entri in conflitto con la Russia sembrano minime non tanto per i rancori e l’odio che i polacchi riservano ai russi ma per calcoli di convenienza e rapporti di forza. Varsavia comprende bene che una fantomatica aggressione da parte della coalizione dei Paesi Baltici (al momento più sulla carta che nella realtà) significherebbe uno scontro diretto tra Russia e NATO. Varsavia sa anche che nè la NATO nè gli Stati Uniti sarebbero in grado di sostenere lo scontro in questo momento e il terreno di battaglia si estenderebbe nel territorio polacco. E’ inoltre consapevole che in un eventuale scontro i soldati polacchi diventerebbero carne da cannone come i loro vicini ucraini in quanto i soldati americani, tedeschi, italiani, inglesi o belgi esiterebbero ad intervenire nel conflitto, sperando che i Paesi Baltici siano sufficienti per sconfiggere la Russia.

E’ vero che il governo polacco da tempo rivendica territori della Bielorussia dove c’è una nutrita presenza della minoranza polacca: ufficialmente 288.000 persone secondo il censimento del 2019 anche se il Ministero degli Affari Esteri della Polonia, afferma che il numero arriva fino a 1.100.000. I polacchi formano la seconda minoranza etnica più grande del paese dopo i russi, con circa il 3,1% della popolazione totale. La maggior parte dei polacchi vive nelle regioni occidentali, di cui 223.119 nell’oblast di Grodno. I polacchi sono la maggioranza a Sapotskin e dintorni, così come nel distretto di Voranava. La più grande organizzazione polacca in Bielorussia è l’Unione dei polacchi in Bielorussia (Związek Polaków na Białorusi), con oltre 20.000 membri.

Tuttavia l’annessione alla Polonia degli Oblast di Grodno, Voranaa e Sapotskin significherebbe automaticamente entrare in guerra con la Russia. Questa è una certezza chiarita dallo stesso Presidente russo Putin che tre giorni fa ha dichiarato: “Scatenare l’aggressione alla Bielorussia, significherà aggredire la Russia. A questo, risponderemo con ogni mezzo a nostra disposizione”.

Maggioranza polacca nei comuni della Bielorussia (marrone chiaro)

La Polonia può trarre maggior guadagni nella fine del conflitto e nella pace che necessariamente dividerà in due l’Ucraina indebolendo il regime di Kiev che potrebbe essere spodestato dalla stessa popolazione ucraina. Uno simile scenario permetterebbe l’annessione dei territori ucraini dove è presente la minoranza polacca: città di Leopoli e gli oblast di Chernivtsi, Ivano-Frankivsk, Khmelnytskyi, Kyiv, Ternopil, Zakarpattia, Zhytomyr.

L’annessione di questi territori sarebbe tollerata da Washington e Bruxelles che non solleverebbero obiezioni alla rivendicazione polacca dei “Kresy Wschodnie” (territori storici, ancestrali) dell’Ucraina. L’annessione non creerebbe il rischio di un conflitto con la Russia. Sempre tre giorni fa il Presidente Putin ha dichiarato che Mosca non si immischierà se Kiev decide di ringraziare la Polonia, cedendole i propri territori occidentali. Lo smembramento dell’Ucraina, riducendo considerevolmente il suo territorio e la collegata polonizzazione degli oblast ucraini occidentali fa comodo a tutti: NATO, Stati Uniti, Russia.

Mappa che mostra la percentuale della popolazione di origine polacca in Ucraina, 2001

Il governo reazionario (ma non nazifascista) della Polska Szlachta (la storica aristocrazia polacca che esercitò ampia infuenza nel Regno di Polonia, Granducato di Lituania e nella Confederazione polacco-lutuana dal 1333 al 1772) tramite la Pace in Ucraina ha la possibilità di diventare il perno della difesa NATO contro la Russia nella seconda Guerra Fredda prossima ventura, aumentando il suo potere politico, militare ed economico sull’Unione Europea diventando la punta di diamante dell’ideologia liberal-euroatlantica europea. Del resto l’Amministrazione Biden ha chiarito che i migliori alleati europei degli Stati Uniti per contenere la Russia sono: Gran Bretagna e Polonia.

Nel frattempo ad Ankara si stanno svolgendo dei colloqui tra Russia e Stati Uniti richiesti da Washington. La notizia è stata confermata dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Non è stato divulgato cosa si sta discutendo. Tuttavia dinnanzi all’imminente collasso dell’Ucraina è probabile che Washington e Mosca stiano discutendo lo smembramento dell’Ucraina. Nessuno ha pietà per i vinti.

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Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa
Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa

Written by Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa

The duty of a journalist is to write down the truths which the powerful keep secret. Everything else is propaganda. Italian Jounalist Economic Migrate in Africa

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