Italia. Il Twitter di puro odio razziale come conseguenza del razzismo diffuso da politici e media. E’ ora di dire BASTA a tutto ciò

La deriva di una società si misura anche dalla diffusione dell’odio razziale sui social. Questo Twitter, pubblicato da un 22enne che studia Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza e fa tirocinio presso il Quirinale è l’ultimo preoccupante segnale di una deriva anti democratica dove l’odio verso il diverso diventa un valore sociale e, addirittura, un mezzo per farsi conoscere sui social. Considerando che questo ragazzo non appartiene di certo a classi povere e con poca cultura, si deduce che queste idee (che traggono la loro origine dal fascismo) si stanno diffondendo presso tutte le fasce sociali del nostro Paese.

Questo Twitter di puro odio razziale disonora la prestigiosa Università La Sapienza, uno dei principali templi della cultura e della Democrazia che forma i nostri ragazzi al rispetto del vivere civile, dei valori democratici e disonora l’alta istituzione del Quirinale presso il quale l’autore del scellerato messaggio svolge tirocinio.

L’autore dell’odioso Twitter lo ha successivamene cancellato dopo aver ricevuto centinaia di commenti indignati. Evidentemente ha compreso che il suo messaggio di puro odio poteva creargli problemi presso La Sapienza e per il suo tirocinio al Quirinale. Resta la gravità del suo gesto che deve indurre l’Università e il Quirinale ad una seria riflessione sui comportamenti di questo cittadino che entererà dopo gli studi nel mondo della Legge e del Diritto.

Tuttavia occorre una riflessione più ampia che si cela dietro a questo Twitter in quanto questi messaggi osceni che prendono di mira interi popoli, denigrandoli e riversando su di loro odio, pregiudizi e sentimenti ostili, non sono confinati sui social, nè sono frutto di menti giovani e, forse, confuse, ma sono messaggi ampiamente diffusi da politici e media italiani.

Nel 2019 il Rapporto sulla missione dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ( https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/Countries/IT/ItalyMissionReport.pdf ) metteva in guardia sulla diffusione sulla discriminazione razziale e sull’incitamento all’odio. Il rapporto tracciava un quadro preoccupante di un Paese, il nostro, con un forte incremento degli episodi di discriminazione e di una persistente mancanza di attenzione e di analisi del fenomeno nel suo complesso da parte delle istituzioni.

Il Rapporto ONU si focalizzava sul capitolo dell’incitamento all’odio razziale, alla discriminazione e alla violenza, decucendo dai numerosi fatti che l’emergere sui social di discorsi razzisti basati su stereotipi negativi contro i mussulmani, gli africani, le comunità rom e gli LGTB sono il frutto dei discorsi politici e dei media che sembrano incoraggiare l’intolleranza, l’odio religioso, la xenofobia e l’omofobia.

Sicurezza e difesa della identità nazionale, sono le parole chiave di questi discorsi, che si fondano sulla criminalizzazione della migrazione basata sul principio “prima gli italiani”, dell’odio verso diverse e libere scelte sessuali che sconfinino dalla “normalità” eterosessuale e ora, dall’inizio del conflitto ucraino, sulla demonizzazione di un intero popolo (quello russo) in quanto “nemico”. L’attuale Presidente del Consiglio e l’attuale Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, da anni pongono al centro dei loro messaggi politici l’odio verso gli immigranti, gruppi etnici, LGTB.

Questa tecnica di comunicazione, contraria ai principi della nostra Costituzione, è portata avanti da decenni senza che le istituzioni reagiscano per impedirla. Per meglio diffondere queste inaccettabili idee questi personaggi usano i social al fine di ampliare la loro diffusione nella società.

Giogia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e attuale Presidente del Consiglio

Nel 2015 un post su Facebook di Giorgia Meloni (datato 29 giugno) era rivolto contro i mussulmani. “In tutto il mondo molti musulmani interpretano in modo violento la loro religione, e questa visione è condivisa anche da molti che vivono in occidente. Questa la cruda realtà dei fatti. Cosa possiamo fare? Intanto evitiamo di importare in Italia un problema che oggi non abbiamo: basta immigrazione e soprattutto basta immigrazione da paesi musulmani. La quota di immigrati che reputiamo necessaria prendiamola da quei popoli che hanno dimostrato di non essere violenti”. Eravamo all’indomani degli attentati terroristici che avevano colpito la Tunisia facendo vittime tunisine e tra i turisti stranieri, anche italiani. https://www.wired.it/attualita/politica/2015/09/09/facebook-razzismo-giorgia-meloni-contro-lunar/

Nel febbraio 2017 Matteo Salvini durante un’intervista su Tgr Liguria incitò alla “pulizia di massa per i migranti, via per via, quartiere per quartiere, anche con le manieri forti”. Se questo non è incitamento alla pulizia etnica, ditemi voi cos’è. https://www.cartadiroma.org/news/pulizia-massa-migranti-anche-le-maniere-forti-non-possiamo-tacere/

Questi sono solo due esempi delle tante esternazioni di questi leader politici che ora si trovano al governo. Un’escalation verbale di odio razziale che non ha pari in Europa e che incoraggia indirettamente elementi psicologicamente instabili ed elementi della estrema destra (da cui Fratelli d’Italia trae una parte dei suoi voti) a uccidere degli innocenti come è capitato al NOSTRO FRATELLO Frederick Akwasi Adofo del Ghana, massacrato di botte nella notte tra domenica 18 giugno e lunedì 19 a Pomigliano d’Arco. Durante la pandemia Covid il sottobosco politico collegato alla destra italiana ha diffuso l’assurda accusa verso gli immigrati di essere gli untori del virus, creando numerosi episodi di odio ai danni di migranti e stranieri.

Il luogo in cui è stato ucciso Frederick Akwasi Adofo a Pomigliano

I discorsi xenofobi, omofobi e (ora russofobi) vengono ampliati da media compiacenti come il tristemente noto quotidiano “Libero” che in un qualsiasi altro Paese europeo difficilmente potrebbe portare avanti la sua linea editoriale di odio senza pesanti conseguenze. La prima pagina del quotidiano Libero è sempre un incitamento al razzismo, alla xenofobia, all’omofobia e semina volutamente allarmi infondati e istigazione all’odio. Per rafforzare questi orrendi messaggi la redazione di Libero non esita a proporre fake news, titolo dalla sberleffo facile, ignorante, razzista e volgare.

Ogni parola ha serie conseguenze. Le istituzioni (come attestava nel 2019 il rapporto delle Nazioni Unite) fino ad ora non sembrano essere seriamente intervenute per frenare questi atti compiuti da alcuni politici e giornalisti che, pronunciando odio in un contesto pubblico di diffusione, potrebbero configurare la violazione della legge Mancino che sanziona penalmente chi incita a commettere violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.

I giornalisti che intervistano tali politici raramente azzardano un minimo di contraddittorio né l’Ordine Nazionale dei Giornalisti applica sanzioni sul quotidiano Libero o, la radiazione dall’Albo, in caso di continuazione di questa deliberata politica di odio sociale, etnico e sessuale. Una non azione che fragilizza la nostra Democrazia e rischia di portarci verso le barbarie di cui l’Italia fu vittima per mano fascista 100 anni fa con le leggi razziali.

Prima della campagna elettorale Giorgia Meloni pubblicamente si è fatta sberleffo delle accuse di razzismo davanti ai suoi seguaci. “Diranno razzisti, Fratelli d’Italia sono razzisti, dopo di che non mi è chiarissimo questo concetto di solidarietà che ho visto in questi anni in cui facevamo entrare decine di migliaia di persone ma poi, guarda caso, nessuno si occupava dove finissero queste persone. Se finivano a spacciare in mezzo alle strade o se le donne finivano a prostituirsi per dare i soldi alla mafia nigeriana. (Youtube https://www.youtube.com/watch?v=aWq9f7gKbo0 ). Matteo Salvini l’ha preceduta dichiarando già nel 2018: “L’allarme razzismo è un’invenzione della sinistra”, frase da lui ripetuta all’infinito fino ai giorni nostri. Salvini, incurante della carica che ricopre, si prende allegramente gioco sui social di chi denuncia il suo comportamento volto all’incitamento dell’odio razziale.

La incivile prassi di diffusione di odio etnico ha contaminato la maggioranza dei giornalisti italiani dall’inizio della guerra in Ucraina intenti, con ossessiva e maniacale parsimonia, a diffondere odio verso l’intero popolo russo. La propaganda di guerra è un sottoprodotto naturale di tutti i confliti. Attualmente assistiamo alla sua apoteosi sia sui media schierati al Patto Atlantico che su quelli russi, ma nessun giornalista, nessun media europeo o russo si è accanito a diffondere le più allucinanti fakenews, odio razziale e incitamento alla violenza come hanno fatto i nostri giornalisti e media.

Né tanto meno giornalisti e media europei o russi hanno osato formulare liste di prescrizione elencando tutti i colleghi che offrono una narrazione del conflitto diversa da quella ufficiale. La differenza tra i giornalisti e media stranieri e italiani è fondamentale. Entrambi hanno scelto il campo (contro o pro occidente) e la conseguente propaganda di guerra ma i primi hanno cercato di mantenere un’etica professionale e una decenza civile. I secondi no e, quello che è peggio, esternano con fierezza il loro orripilante operato. Una prassi che corrrode la professione e contamina gli animi, anche del sottoscritto, portando ad esternazioni che nel migliore dei casi sono fuori luogo quando non sono deleterie, in quanto creano drammatiche conseguenze.

Quindi non meravigliamoci se un ragazzino di 22 anni esteriorizza pensieri di odio razziale sui social esaltando i miliardari presunte vittime del probabile incidente marittimo del sottomarino (ironicamente chiamato Titanic) che a detta sua “pagano miliardi di tasse e quindi finanziano le ricerche [universitarie ]” disprezzando esseri umani “che arrivano in Europa ogni giorno, senza documenti, senza aver pagato 1 euro di tasse”.

Questo ragazzino, che addirittura fa un tirocinio presso il Palazzo del Quirinale, è in ultima analisi una vittima di tutti i politici e giornalisti che hanno fatto la diffusione di odio un loro valore portante per acquisire voti, fama, o diventare “grandi firme” ed aumentare il loro conto in banca, nel caso dei giornalisti.

E’ ORA DI DIRE BASTA A TUTTO CIO’.

Una sana Democrazia, come ancora esiste in Italia, non può e non deve tollerare questi discorsi che generano violenza e rafforzano un’ideologia che ha portato alla deportazione degli ebrei italiani, a inauditi crimini contro l’umanità in Libia ed Etiopia, alla morte di 330.000 militari e 85.000 civili, alla guerra civile e alla distruzione della nostra Nazione. Un’ideologia diffusa da un leader che tentò di scappare oltre confine travestito da soldato semplice tedesco quando il nazifascismo fu sconfitto dall’Unione Sovietica con il contributo degli Alleati anglosassoni.

E’ ora che le nostre istituzioni democratiche facciano rispettare le leggi in vigore contro la diffusione dalla xenofobia, della violenza e dell’odio facendo comprendere che non vi è posto nella civile Italia per questi orrori che devono essere contrastati con lo stesso vigore e la stessa dedizione con cui si contrasta (giustamente) le idee omofobiche. Questi comportamenti devono divenire automaticamente perseguibili per legge e inaccettabili nella nostra società.

Occorre inoltre agire sul piano culturale, restituendo un limite alle parole che sconfinano dalla libera espressione delle idee (garantita dall’articolo 11 della nostra Costituzione) per inoltrarsi nel funesto e buio tunnel di odio e divisione sociale. Occorre rimettere al centro dello nostra vita democratica l’agire politico corretto, il delicato compito di informare per migliorare la nostra società, la difesa della dignità umana, i principi portanti dalla nostra Democrazia; ricordando che i diritti, il rispetto, e i valori umani di civile convivenza vanno tutelati e rafforzati.

La diffusione di una cultura dei diritti è uno dei terreni su cui si gioca non solo la sfida della prevenzione e della tutela delle persone più vulnerabili ma la sopravvivenza della nostra Democrazia. Un terreno su cui sono chiamati a contribuire tutti: le istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile, il mondo della cultura e dei media. A cominciare dal linguaggio.

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Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa
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Written by Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa

The duty of a journalist is to write down the truths which the powerful keep secret. Everything else is propaganda. Italian Jounalist Economic Migrate in Africa

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