I media crociati della guerra italiani, sognando la gloria, partecipano all’offensiva in Ucraina contro l’invasore.

La tanto enfatizzata offensiva ucraina sarebbe iniziata pochi giorni fa. Vari giornalisti indipendenti datano l’inizio di questa offensiva il 18 aprile 2023 a seguito di un comunicato ufficiale del Vice Ministro ucraino della Difesa dove si informava di tale inizio. Durante una guerra, per ragioni di controllo sociale e per evitare pericolose derive pacifiste o, peggio ancora, sollevazioni popolari, si tende a trasformare l’informazione in propaganda e a far tacere le “voci fuori dal coro”. Solitamente questo utile crimine viene attuato dai regimi totalitari. Purtroppo nel nostro Paese sono gli stessi giornalisti a promuovere la violenza dell’intolleranza del Pensiero Unico della Guerra creando la figura del “nemico” sia esterno (la Russia e tra non molto la Cina e tutti i Paesi membri o futuri membri del BRICS) che interno: i giornalisti “non allienati”, identificati come “traditori”.
Al secondo mese del conflitto due media nazionali si sono spinti a pubblicare liste di proscrizione dove erano segnalati tutti questi presunti traditori: Orsini, Travaglio, Bianchi, Lucidi e tanti altri. La pubblicazione di queste liste di proscrizione ha rappresentato un atto antidemocratico ed estremamente pericoloso in quanto tali liste erano lo strumento preferito del nazifascismo degli anni Venti e Trenta quando i due mostruosi regimi, giunti al potere tramite mezzi democratici, erano impegnati a distruggere la democrazia per perenizzare la loro nefasta egemonia.
Le mancate conseguenze giudiziarie per un gesto così ripugnante e con conseguenze sinistre (alcuni dei giornalisti inseriti in queste liste, sono stati successivamente inseriti nella Kill List del regime neonazista di Kiev, lista ben più pericolosa in quanto base per le varie esecuzioni extra giudiziarie attuate o tentate dalla polizia politica SBU, ultima vittima Andrea Lucidi inserito il 02 giugno 2023); sono state interpretate (ahimé giustamente) dai media e giornalisti della guerra come un avvallo da parte dell’allora governo Draghi delle loro politiche editoriali e della loro narrazione di bieca propaganda. Un avallo che continua nel segno della continuità del Pensiero Atlantico tra Mario Draghi e l’addomesticata Giorgia Meloni.

L’immunità per il reato di esporre a seri rischi un gruppo di cittadini italiani, ha avviato la paradossale escalation di fanatismo giornalistico. Escalation caratterizzata da proclami politici camuffati da articoli, sdoganamento del fascismo e del nazismo, odio entico e instigazioni alla persecuzione del popolo russo e dei popoli slavi che devono essere severamente puniti, glorificazione della guerra e delle armi, lotta senza quartiere al movimento pacifista, usando termini tipici della propaganda fascista degli anni Venti riadattati ai tempi moderni.
Da 16 mesi stiamo assistendo ad una cosciente e premeditata azione di sabotaggio del diritto dei cittadini di accedere ad una informazione non “tossica”. Un sabotaggio portato avanti con fervore militante da quella categoria della società che dovrebbe difendere l’informazione, la sua veridicità e la sua indipendenza. Visto che la propaganda diffusa non trova corrispondenze sull’orribile realtà del fronte, questi giornalisti hanno adattato la realtà alla loro narrazione con un smoderato e non etico uso di Disinformazione e Fake News, accusando i colleghi che continuano a dare un’informazione non forviante di Disinformazione e Fake News per conto del Cremlino.
Questa linea d’azione è entrata quasi subito nel grottesco e nel ridicolo. La Russia sarebbe implosa in due settimane; l’esercito russo era allo sbando senza più munizioni, costretto a combattere con le pale, i russi; impazziti o imbecilli, si autodistruggono oleodotti e ponti, bombardano la centrale nucleare da loro controllata con il rischio di uccidere i propri soldati, e via dicendo.

Ora il grande momento è giunto. L’offensiva ucraina spazzerà via le truppe russe da tutto il territorio ucraino (Crimea compresa) e provocherà un cambiamento di regime a Mosca che permetterà alla Russia di divenire un Paese civile e democratico ancorato ai valori occidentali, cioé al dogma americano.
“Il presidente russo sa che la guerra è perduta, che non è riuscito a schiacciare l’Ucraina, che i comandi militari spesso non lo ascoltano. Per difendere quel che resta del suo potere, tenta di usare ogni tipo di violenza” afferma un noto direttore di un quotidiano nazionale infoiato dalla onorificenza (con tanto di medaglia) ricevuta dal Dio Zelensky lo scorso anno, come premio per i servizi resi.

“L’intensità russa diminuisce. I russi danno per persa la Crimea” proclama un generale responsabile dei bombardamenti in Serbia nel 1999 durante l’aggressione NATO a favore del gruppo terroristico albanese UCK per rendere indipendente il Kosovo, e per questa azione “eroica” nominato Consigliere Militare del Premier Massimo D’Alema (in questi giorni indagato per vendita di armi alla Colombia), mantenendo l’incarico sotto i governi Amato e Berlusconi, prima di essere congedato e diventare Presidente di una Fondazione specializza in temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence e, guarda caso, strettamente collegata all’industria bellica italiana e al Ministero della Difesa.

Queste retoriche dichiarazioni totalmente scollegate dalla realtà, sono state consapevolmente pronunciate da questi personaggi per creare un clima di euforia, di vittoria che giustificasse lo sforzo finanziario nel sostenere dei nazisti a scapito dei settori chiave (infrastrutture, educazione, sanità, wellfare) che sta crando inflazione e Tsunami economico: da aprile la produzione industriale è a picco: -7,2% su base annuale. L’Occidente sta arrivando ai 100 miliardi di dollari gettati in Ucraina, quindi qualche vittoria significativa sarebbe dovuta in cambio.
Dietro a queste dichiarazioni vi è una ben collaudata macchina di propaganda che ha inviato in Ucraina un manipolo di giornalisti “reporter di guerra” per assistere in prima persona alla storica e vittoriosa offensiva ucraina. Questi giornalisti sono stati scelti unicamente sulla base della loro totale lealtà alla causa Atlantica che corrisponde alla causa del regime ucraino impregnato dalle ideologie di Azov, Sole Nero, Svoboda, White Rex milizia paramilitare nazista russa ingaggiata dal regime di Kiev. Per un processo accellerato di empatia alcuni giornalisti italiani si fanno riprendere dalle telecamere con i leader di queste milizie naziste note per la loro ferocia sui civili, facendoli passare come “eroi” e rivolgendosi a loro con un misto tra ammirazione e timore reverenziale.

La maggioranza di questi giornalisti appartengono a quella generazione di Quarantenni cresciuta nell’era Berlusconi che ha assorbito la cultura berlusconiana indipedentemente dal personale orientamento politico, erigendo a valori l’opportunismo, la mancanza di etica, la spasmodica osessione di essere dalla “parte giusta” del potere che procura l’unico dio riconosciuto: il denaro. Molti di questi giornalisti prima del conflitto erano mediamente noti, mentre altri totalmente sconosciuti. Tutti appartenenti alla nutrita fascia di giornalisti bravi ma non famosi e affermati come sempre hanno sognato, che attendono l’occasione giusta per farsi nome e posizione.
L’occasione è arrivata con il conflitto in Ucraina. Questi giornalisti hanno subito compreso che sposare ciecamente la propaganda atlantista significava avere l’opportunità di una rapida notorietà, di stringere forti legami con le “persone che contano” per rapidi avanzamenti di carriera e rafforzamento dei conti bancari. Un’occasione da non perdere e che giustifica l’abbandono dell’etica professionale per diventare i crociati della Guerra Giusta contro le barbarie slave.
In un anno di totale dedizione della causa, molti di questi giornalisti hanno subito una metamorfosi involutiva, passando dalla cosciente opera di propaganda al cieco fanatismo. Se nel 2022 si impegnavano nel difficile esercizio di far conciliare la propaganda con la realtà, ora la loro opera di Disformazione è sorretta da un genuino credo di essere dalla parte giusta, di detenere la verità, di essere, in ultima analisi, schierati e fieri di esserlo anche a rischio di perdere dignità e stima.
Tutti questi giornalisti presenti in Ucraina sono teleguidati dall’apparato della propaganda del regime di Kiev che usa gli accrediti stampa come strumento per condizionare il modo in cui i giornalisti raccontano il conflitto, minacciando di revocare o negare le credenziali necessarie per poter circolare e lavorare in certe aree del paese.
È successo agli inviati e ai fotografi del New York Times, del New Yorker, di Nbc News, della Cnn. Ma è capitato anche a Hromadske, un sito ucraino. Finora le denunce di queste pressioni sono state fatte sottovoce perché gli accrediti sono fondamentali e la preoccupazione dei giornalisti è che parlarne rischi di irrigidire ulteriormente il governo ucraino. Varie sono state le denunce di questo controllo che di certo non permette la libera informazione. Non ultima quella di Ben Smith, ex direttore di Buzzfeed News e poi del New York Times e oggi a capo del sito di informazione Semafor.

Di sicuro non è una novità di questo conflitto: da sempre si dice che la verità è la prima vittima della guerra. E da sempre i governi dei paesi in guerra fanno ogni sforzo per enfatizzare i successi e minimizzare i danni, censurando l’informazione del “nemico” e innondando la propria opinione pubblica di propaganda tesa a giustificare la guerra e disumanizzare il nemico. Normalmente il giornalista è la prima vittima della censura ma in Italia assistiamo a giornalisti che diventono gli attori principali di questo omicidio dell’informazione, sostituita da messaggi di odio, incitamento alla guerra, Fakes.
La fanatica dedizione ad una causa che manco gli appartiene ha innescato una degenerazione tale che rispettabili giornalisti (alcuni di essi impegnati in battaglie sociali come i diritti degli immigrati) si sono trasformati in tanti Amicucci, Ojetti, Orano, le colonne portanti della propaganda fascista di Benito Mussolini. Giornalisti divenuti militanti, consapevoli del loro compito: giustificare massacri, guerre, e convincere l’opinione pubblica nazionale per far si che vi sia debole opposizione quando si inizierà a ricevere le cartoline rose di reclutamento per il fronte ucraino. Un compito svolto con morbosa dedizione in quanto da giornalisti sono diventati crociati e la loro missione è Sacra.
Questi giornalisti si sono recati in Ucraina con sogni di gloria sicuri di documentare la storia dei vincitori, la “liberazione” di Donetsk, Lugansk, Crimea, l’umiliazione e la fine della Russia grazie alle vittoriose forze ucraine. Purtroppo la realtà è ben diversa. La controffensiva di Kiev non è ancora riuscita ad avanzare in nessun punto del fronte e sta subendo perdite di uomini e mezzi insostenibili. Nella sola giornata di ieri l’esercito ucraino ha perso 1200 uomini. Ad ammetterlo è la stessa CNN, l’organo americano per eccellenza della propaganda dei Democratici. Eppure i giornalisti crociati italiani non si arrendono. Con l’amarezza e la delusione dipinte sui volti, in assenza delle vittorie da loro credute certe, si abbandonano ad una narrazzione selettiva degli avvenimenti bellici sui civili.
Annunciano missili e droni killer russi sui quartieri residenziali di Odessa. 3 morti e 27 feriti, ma si dimenticano il bobardamento ucraino con missili Storm Shadow alle strutture ospitanti le vittime dell’innondazione della regione di Kherson a Arabatskaya Strelka che hanno fatto maggior vittime, ma russe quindi Untermensch , subumani, non degni della nostra pietà. Per rendere mostruoso il nemico si afferma che i missili e droni killer hanno colpito le famiglie mentre dormivano. La notizia, come al solito, è risultata alterata. Il quotidiano tedesco BILD informa che l’attacco su Odessa ha riguardato principalmente depositi di armi e munizioni NATO.

L’armata Brancoleone in terra ucraina: i Nello, le Stefania, (insignita da Zelensky all’Ordine della Principessa Olga), i Daniele, gli Ilario, gli Iacoboni sono disorientati in quanto costretti a nascondere le notizie dal fronte per non diffondere la disfatta che sta subendo l’esercito ucraino. Il silenzio si impone alla distruzione dei carri armati NATO compresi i famosi carri tedeschi, alla cattura di due Leopard 2 da parte dei russi, la morte di 1240 uomini in sole 24 ore nel massacro di Orikhiw — Zaporozhye, dei battaglioni ucraini che si rifiutano di andare avanti dopo aver subito spaventose perdite.

I crociati italiani sono affranti e sperano che la situazione presto giri a favore del regime nazista ucraino per poter finalmente raccontare le epiche gesta dei guerrieri del Valhalla. Queste lucciole seguono una linea editoriale decisa oltre i confini territoriali dell’Italia e per il diligente lavoro con non ammette domande e dubbi, ricevano una montagna di soldi assieme alle redazioni per cui lavorano.
I quattrini riescono facilmente a convincere questa nuova generazione di giornalisti a cancellare ogni informazione che influenzerebbe negativamente l’opinione pubblica europea. Queste lucciole contribuiscono a diffondere la falsa idea di una stampa occidentale libera, una forte economia e una democrazia matura.
Lavorano in perfetta sintonia, coordinati dai poteri della Finanza, dell’industria delle armi, della NATO, dell’Amministrazione Biden, lobby, multinazionali e politici corrotti per aumentare non solo il clima di guerra e odio ma il controllo autoritario della nostra società, per trasformare tutti in consumatori senza cervello, per spostare la ricchezza della classe media ai plutocrati miliardari. Collaborano alla guerra dichiarata contro la Democrazia e le libertà personali.
Ironia della sorte, dall’Ucraina giunge la speranza di una informazione diversa, non inzozzata. “È importante avere giornalisti che possano mostrare onestamente quello che succede in prima linea, e non sono sicura che sia chiaro a tutti”, ha detto la giornalista ucraina Nastja Stanko