Delusi dall’Ucraina ora i media atlantisti inneggiano alla Santa Guerra in terra africana.

Dopo 18 mesi di ossessiva propaganda il conflitto ucraino sta diventando fonte di frustrazione e imbarazzo per i media della guerra europei. L’offensiva che doveva riconquistare tutti i territori caduti in mano ai russi si è trasformata nella classica montagna che ha partorito un topolino, di gran lunga inferiore alle attese. Sono stati conquistati pochi chilometri quadrati al prezzo disumano in termini di vite umane e materiale bellico. Anche utilizzando i reparti d’élite addestrati dalla NATO, l’esercito ucraino non è ancora giunto alla prima delle tre linee di difesa russe. Dinnanzi a spaventose sconfitte lo Stato Maggiore ucraino ha deciso di abbandonare le fallimentari tattiche di guerra NATO per ritornare alle “retrograde” tattiche dell’era sovietica, meglio conosciute e più efficaci.

La Russia, che doveva crollare in aprile 2022 (come aveva predetto l’ex Premier Mario Draghi) registra performance economiche che i Paesi europei non vedono da due decenni, riuscendo (due giorni fa) ad aumentare i salari del 13%, rafforzando così il benessere della propria popolazione mentre da noi questo benesere è seriamente compromesso. L’isolamento della Russia si è trasformato nell’isolamento dell’Europa e Stati Uniti ormai odiati da oltre 6 miliardi di persone al mondo. I Paesi satelliti dell’Occidente fanno a gara per poter entrare nei BRICS come una folla di entusiastici giovani che si accalca davanti al negozio ancora chiuso per comprare l’ultimo smartphone della Apple. Mosca, dipinta come un crudele e barbaro aggressore, è diventata (a torto o a ragione) il simbolo del riscatto sull’Occidente ispiratore dei Paesi del cosiddetto “Terzo Mondo”.

Dinnanzi allo sfacelo i principali attori iniziano a incolparsi tra di loro, come fa una banda di ladri dopo una rapina andata male. La NATO accusa il regime di Kiev di vendere le armi e di non eseguire a dovere le tattiche militari sui cambi di battaglia. A sua volta Kiev accusa la NATO di aver offerto un grossolano addestramento militare e armi obsolete, spesso mal funzionanti. Tra i potenti c’è chi sta apertamente pensando a come sbarazzarsi dell’attore comico ucraino divenuto da “eroe della democrazia” una ingombrante figura, simbolo vivente del fallimento occidentale.

Insomma un disastro che ridicolizza la grezza propaganda di guerra fino ad ora offertaci dal “Verbo della Verità” tramite una narrazione a dir poco fantascientifica del conflitto ucraino. Alcuni media (soprattutto anglosassoni) corrono ai ripari, cercando di offrire una narrazione più realistica e ammettendo le difficoltà riscontrate e gli eclatanti insucessi.

Altri (tra cui i media italiani che hanno brillato per fanatismo e glorificazione del militarismo più bieco) continuano a proporre il magico mondo del mago di Oz ricorrendo ancora alle classiche e ormai inefficaci FakeNew, l’ultima la violazione dello spazio aereo della Polonia da parte di elicotteri militari bielorussi.

Gli imprenditori dell’informazione stanno diventando sempre più nervosi e insofferenti verso le politiche delle loro redazioni a causa del collasso delle vendite e degli spazi pubblicitari che variano dal 14 al 5%, creando perdite finanziarie non di poco conto. Alcune redazioni sono costrette a “mitigare” la loro fantastica narrazione per evitare di venire “ringraziate” dagli imprenditori attenti solo ai profitti. Un famoso media che si è eretto a “censore” e cacciatore infallibile di fakenews, rischia cattive sorprese da parte del suo investitore straniero che, (proprio a causa della censura) ha perso centinaia di migliaia di utenti sul suo social creando spaventosi danni finanziari.

I giornalisti che si erano recati in Ucraina due mesi fa convinti di poter testimoniare in prima persona la “liberazione della Crimea” e per questo iper attivi sui social a diffondere false speranze e tanto odio etnico russofobo, ora sembrano cani bastonati e qualcuno sta già cancellando le affermazioni più assurde da lui pubblicate sui social nella speranza di far dimenticare la follia (speriamo temporanea) dettata dall’entusiastica adesione agli ideali Atlantici e (ahimè) a quelli di triste memoria storica del criminale trasformato in eroe: Stepan Bandera : un misto di nazionalismo e nazismo in salsa ucraina.

Il disastroso andamento del conflitto ha creato decine di migliaia di vittime ucraine e un esercito di giornalisti confusi, demoralizzati, disorientati, oltre che ampiamente sputtanati. Le reazioni sono tra le più disperate. Chi continua nella illusoria narrativa nella speranza di miracoli, chi si fa più prudente, chi si butta su nuove crociate come l’emergenza ambientale riproducendo le stesse tattiche di terrorismo mediatico, estremismo narrativo e intolleranza per le voci contrarie usate per l’Ucraina. Tattiche che rischiano di allontanare l’opinione pubblica da un reale e serio problema quale è il cambiamento climatico, causato non dalle abitudini di noi povera gente, ma dal sistema di produzione capitalistico basato sul consumismo, lo spreco, e il concetto di dominio del profitto sulla Natura che si è rivelato un mortale boomerang.

Dinnanzi al rischio di un suicidio intellettuale collettivo giunge inaspettata la crisi del Niger, una manna miracolosamente giunta come cibo ai giornalisti perduti nel deserto mediatico. Finalmente una nuova ed entusiasmante possibilità di glorificare la Fede Atlantica e la epocale lotta tra il Bene e il Male, usando identica narrazione fanatica, estremista, irreale con insana bramosia che scoppi una guerra regionale nell’Africa Occidentale che dovrebbe essere vinta dai Rambo franco-americani e dalle loro truppe di ascari africani. Una vittoria facile visto che in questo caso il nemico è composto da “baluba negri” facili da sconfiggere e rimettere al loro posto di devoti schiavi.

Come è stato per la narrazione ucraina anche quella sul Niger segue dogmi ideologici che rifiutano la realtà. I media continuano ad addossare tutte le colpe dal Golpe del 26 luglio ai russi, alla Wagner (ormai accusati anche dei furti di biciclette nella periferia di Milano), quando la stessa Casa Bianca ha ufficialmente chiarito che dietro al Colpo di Stato non vi è la Russia. Una narrazione obbligatoria intrinseca di razzismo poiché per le nostre piccole menti malate di superiorità occidentale è inconcepibile che dei “negri” si possano ribellare e prendere in mano il loro destino non guidati da una “regia bianca”, in questo caso dei barbari russi che sognano di conquistare il mondo per sottometterlo al loro regime del terrore.

In queste ore molti attori africani e internazionali stanno cercando di evitare la soluzione militare della crisi nigerina, privilegiando quella diplomatica tesa a creare un dialogo basato su reciproci cedimenti e compromessi. Un attacco al Niger da parte delle truppe della CEDEAO (Comunità Economica dell’Africa Occidentale) provocherebbe una guerra regionale dalle dimensioni e dalle conseguenze ben peggiori della spedizione militare NATO in Libia del 2011. Una guerra combattura tra Stati membri della stessa CEDEAO: Costa d’Avorio, Nigeria, Senegal contro Burkina Faso, Mali, Niger che provocherebbe una lunga stagione di instabilità e sommosse popolari in una regione flagellata dai gruppi terroristici islamici da decenni usati da Stati Uniti e Francia come arma eversiva per rafforzare il loro coercitivo dominio coloniale.

Dal Presidente del Ciad Mahamat Déby Itno al nostro Ministro degli Esteri Antonio Tajani innumerevoli sono le autorità che invocano la strada della diplomazia, non per spirito umanitario e pacifista ma per la consapevolezza che il conflitto nigerino ha tutte le carte in regola per essere un incubo ben peggiore di quello ucraino che metterebbe in serie difficoltà l’Africa e l’Europa.

Una mente raziocinante appoggerebbe questi tentativi diplomatici con una martellante azione mediatica tesa a promuovere le ragioni della Pace.

INVECE NO

Le menti affette dall’inguaribile virus della violenza e dell’odio incitano alla guerra, sognando una facile vittoria sui “baluba negri” che possa riscattare l’umiliazione che stiamo subendo in Ucraina. La narrativa imbastita in fretta e furia è la solita grezza e surreale alterazione della realtà. Militari africani assetati di soldi e potere che i russi manovrano come delle marionette per colpire la Democrazia e la Civiltà Occidentale.

Partendo da questa narrazione tossica si giustifica la necessità di colpire i “baluba” usando la forza militare tramite una guerra per procura (proprio come in Ucraina) grazie a delle truppe ausiliarie (ascari li chiamavano i fascisti degli anni Trenta) per scatenare una guerra tra africani. La nota e reazionaria rete televisiva francese LCI già da spazio agli “esperti militari” (che non hanno mai fatto un solo giorno di servizio militare) che ci spiegano quali sono le forze in campo tra i buoni e i cattivi africani e come si svolgerà la guerra fratricida. Inutile scomettere che tali commedie spazzatura a breve veranno replicate dalle reti televisive italiane che daranno ampio spazio ai noti maccheronici “esperti militari” che si divertono a parlare della guerra senza conoscerla immedesimandosi in appassionati giocatori di Risiko.

Un orribile post comparso su Twitter riassume la componente razzista della narrazione dei Media atlantisti rivolta al Niger anche se questo Tweet è frutto di una nota mente infestata da insanabile odio razziale consapevole strumento della DISformazione ma non direttamente inserita nel mondo dei media.

Infine c’è già chi auspica l’intervento militare dell’Italia al fianco degli alleati franco-americani, non potendo al momento vedere il nostro glorioso esercito sconfiggere i russi in Ucraina.

Questo tweet è stato (orgogliosamente) pubblicato da uno tra i massimi esponenti di una fondazione italiana che promuove attività culturali, ricerca, formazione scientifica e rafforzamento dei legami, scambi e rapporti internazionali tra l’Italia e i Paese del Mediterraneo, Sahel e Corno d’Africa, creata e finanziata da un noto mercante della morte italiano che sta accumulando immensi profitti sul sangue degli ucraini e russi in attesa dei profitti sulla pelle dei “baluba” in Africa.

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Fulvio Beltrami Freelance Journaliste Africa

The duty of a journalist is to write down the truths which the powerful keep secret. Everything else is propaganda. Italian Jounalist Economic Migrate in Africa